La grandezza eterna dell’Arte contro il declino del Tempo. Una riflessione

di Franco LUCCICHENTI

Entropia e Arte

Sono stato tempo fa a Londra a rivisitare, tra l’altro, le principali collezioni d’arte della città.

La brexit mi sembra già riuscita perfettamente (all’inverso ). Tra arabi, francesi, tedeschi, indiani, italiani, nigeriani, americani e altri non c’era un inglese vero in giro .

A Hamport Court nella galleria che ospita parte delle collezioni reali incontro il ritratto di giovane di Parmigianino.  Il dipinto “fissa” sulla tavola con pochi grammi di colore la giovinezza dell’uomo e le sue preziose possibilità di esplorare i territori abitati dal futuro. L’incantesimo dell’arte si rivela all’osservatore, centinaia di anni dopo l’esecuzione del dipinto, come se l’opera fosse appena eseguita.

Il MONDO della natura e dell’uomo è dalle origini regolato dal secondo principio della termodinamica che semplificando dice che, col tempo, la qualità e la quantità dell’energia disponibile nell’universo si disperde e diminuisce in maniera irreversibile. L’ ENTROPIA misura l’andamento dell’ inarrestabile processo. A causa di questa legge fondamentale della fisica tutto alla fine si deteriora e muore comprese le stelle.

Guardare il ritratto di Parmigianino, che conserva dopo secoli tutta la sua incontaminata bellezza, mi fa pensare che fare arte è forse l’unico mezzo che ha l’uomo per abbassare l’inesorabile perdità di qualità delle cose nel tempo e contrastare l’entropia. La pittura, la musica e la letteratura in particolare. Pochi grammi di colore su una tela, un pò di inchiostro sullo spartito o su un foglio di carta “fissano” per un lungo tempo emozioni, bellezza, valori. Il consumo di materia e quindi di energia è pochissimo rispetto all’energia concettuale, estetica e culturale trasmessa. La coscienza esorcizza così la morte dilatando nel tempo il risultato della sua azione creativa che è parte sostanziale dell’esistere.

Grandi pittori hanno cercato di rappresentare in qualche modo il tempo che senza corpo senza peso e senza luogo si rivela solo nel progressivo mutamento di tutte le cose e nella loro sostanziale impermanenza. Per questo l’uomo, dopo una lunga evoluzione, appena è emersa la coscienza, ha cominciato a dipingere sulle pareti delle caverne dove trovava rifugio segni misteriosi e affascinanti per CONNETTERSI ad un futuro lontano e altrimenti per lui inaccessibile.

Ancora oggi fare arte è una preziosa possibilità, forse l’unica, a disposizione dell’umanità per contrastare il decadimento naturale di tutti i processi del mondo fisico e agganciare alla storia e al futuro conquiste estetiche e culturali altrimenti condannate ad abitare soltanto i luoghi della mente riservati alla memoria e al ricordo.

di Franco LUCCICHENTI      Roma novembre 2017